Piazze per soli uomini

Padova, basta con le statue per soli uomini. Un corsivo di Antonella Viola pubblicato su LaStampa del 4 gennaio 2022. Su ItalianaContemporanea il testo è rubricato nella pagina “Il genere linguistico“.


Ci sono argomenti di discussione che, a prima vista, potremmo risolvere con un’alzata di spalle, dicendoci che abbiamo così tanti problemi nel mondo che questo non merita un minuto del nostro tempo. E la polemica che si sta sollevando a Padova, in merito alla proposta di aggiungere nella meravigliosa piazza Prato della Valle una o due statue femminili alle 78 che riproducono personaggi tutti di sesso maschile, potrebbe essere uno di questi argomenti. Tuttavia, l’arte è da sempre una eccezionale portatrice di messaggi simbolici e di emozioni che, col tempo, modificano la nostra cultura, il nostro pensiero e il modo in cui ci relazioniamo agli altri. Ecco perché, invece di alzare le spalle e scrivere di Covid 19, scuola o vaccini, oggi provo a stimolare una riflessione su questa proposta.

Naturalmente non si sta proponendo di abbattere statue di uomini per sostituirle con donne, ma di aggiungere, integrare, colmare un vuoto che, finalmente, si fa notare. Ci sono due piedistalli rimasti vuoti e, allora, perché non collocarci sopra due nuove statue raffiguranti donne legate alla cultura o alla storia della città? Perché, dice chi si oppone alla proposta, questa sarebbe un’operazione di cancellazione della cultura, una forzatura operata in nome di una modernità e di principi di uguaglianza che erano assenti quando la piazza venne costruita. Questa obiezione sarebbe indiscutibilmente valida se si proponesse di modificare un dipinto o di aggiungere nuovi versi a un grande poema; ma qui stiamo parlando di una piazza, un’opera d’arte integrata nella vita della città e quindi necessariamente in continuo cambiamento ed evoluzione. Il Prato della Valle, col suo mercato, le feste, le case affacciate, i bar e ristoranti che la circondano, le coppie sulle panchine e sui ponti, i bambini sui pattini a rotelle è il cuore pulsante della città di Padova. E il cuore non è un oggetto statico, ma muta nel tempo. Se fino a qualche decennio fa la cultura dominante ci spingeva a costruire una piazza tutta al maschile, oggi un luogo del genere è lontano dal sentire comune. Nulla di scandaloso quindi nel trasformare il messaggio della piazza, di renderlo più vicino al mondo dei giovani, di fare dell’opera d’arte un ponte tra passato e futuro.
Quali donne scegliere? Ecco qui sarei tradizionalista e manterrei la saggia tradizione che vuole che non possano essere riprodotti personaggi viventi, anche perché finché c’è vita c’è anche la possibilità di fare cose stupide o terribili. Ma la storia della città è ricca di donne che Padova potrebbe omaggiare, come Gualberta Alaida Beccari o Giulia Bigolina, solo per fare due esempi. Ricordiamo infine che tra le 78 statue di uomini ce ne sono molte di personaggi sconosciuti, immortalati lì senza alcun merito. Evitiamo quindi, nella scelta, di pretendere come al solito che le donne da raffigurare siano eccezionali come Marie Curie, utilizzata da sempre a sua insaputa non per stimolare le ragazze a provarci ma per porre l’asticella così in alto da scoraggiarle in partenza. Per meritare la prima statua femminile in Prato della Valle forse basterebbe aver vissuto come donna, facendo del proprio meglio, nonostante tutto.

Guida alla lettura

È un testo argomentativo: individuate l’opinione che la professoressa Viola sostiene e come. Notate che cita l’opinione opposta: quali ragioni la sostengono? perché l’autrice dell’articolo ritiene che non siano ragioni valide? L’autrice nomina due donne: Gualberta Alaida Beccari e Giulia Bigolina: chi sono?

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