Primo Levi

Primo Levi, il centauro.

Pagina dedicata all’analisi, al commento, ai saggi critici delle opere di Primo Levi. Ogni anno anche testi per il Giorno della Memoria.

«Io credo proprio che il mio destino profondo (il mio pianeta, direbbe don Abbondio) sia l’ibridismo, la spaccatura. Italiano, ma ebreo. Chimico, ma scrittore. Deportato, ma non tanto (o non sempre) disposto al lamento alla querela».  

Così è anche l’opera di Primo Levi. Centauresca per pluralità di temi e di scritture. Autobiografia, romanzo, poesia lirica, racconto breve. I modi del realismo, del fantastico, della fantascienza, del giallo. Sempre una forte e problematica vocazione morale.


Primo Levi, il centauro. Saggio

Primo Levi, il centauro. Percorsi di analisi testuale è il saggio di Ferdinanda Cremascoli dedicato al grande scrittore italiano.

Il saggio include il testo della conferenza tenuta ad Amsterdam all’Istituto Italiano di Cultura nel 2019 “Primo Levi ad Auschwitz”. e analisi di “Agli amici”, “Il sesto giorno” e “Batter la lastra”.

Il saggio è disponibile in tutte le librerie online.


David Olère

Giorno della Memoria 2023

Perché associare I testi del Giorno della memoria con l’opera di Primo Levi? Si potrebbe farne una pagina a sé. Ma come dimenticare, noi che leggiamo in italiano, il testimone Primo Levi? È lui a raccontare il 27 gennaio 1945 in Auschwitz.

«Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati ad uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. (…) Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa».

Primo Levi, La tregua, “Il disgelo”, Einaudi, Torino, 1963