Cormac McCarthy. Interviste 1968-1980

Il New York Times ripubblica interviste degli anni 1968-1980 a Cormac McCarty. Una cronaca di Rivista Studio. Su Italiana Contemporanea nel podcast Altri Fili sono citati due brani di questo scrittore, da Cavalli selvaggi e da Non è un paese per vecchi. Ascoltate l’ultima puntata, Un’idea francese, del 26 settembre 2022. Se volete leggere le interviste andate alla pagina The Cormac McCarthy Journal.

La cronaca di Rivista Studio consta di 376 parole. Tempo di lettura 2 minuti.


Una personalità schiva, quella di Cormac McCarthy, uno di quegli uomini che preferiscono parlare di qualsiasi cosa pur di non parlare di sé. Durante la sua lunga carriera – lo scrittore statunitense ha 89 anni, un Premio Pulitzer e un National Book Award alle spalle – ha concesso pochissime interviste, tra cui alcune diventate dei veri e propri eventi nel mondo letterario, come quella al New York Timesnel 1992 e quella a Oprah nel 2007.

Eppure, come rivela proprio il New York Times, c’è stato un tempo in cui McCarthy aveva molta voglia di raccontare di sé, del suo mestiere e della sua vita: era il tempo prima dei premi, prima che i suoi libri diventassero film, proprio all’inizio della sua carriera. Tra il 1968 e il 1980, infatti, McCarthy ha concesso almeno dieci interviste a giornali locali di Lexington, nel Kentucky, e di diverse cittadine del Tennessee, interviste che fino a poco tempo fa erano state dimenticate negli archivi di queste testate. A scoprire le interviste sono stati due professori universitari, Dianne C. Luce e Zachary Turpin, e poi pubblicate da The Cormac McCarthy Journal. Luce racconta che leggendo le interviste si è fatta un’idea di McCarthy diversa da quella che aveva avuto fino a quel momento: più che un amante della solitudine, secondo Luce lo scrittore è gelosissimo della sua privacy, alla quale ha sempre dato la priorità anche nel momento in cui la sua fama letteraria cresceva.

Le interviste dipingono il ritratto di un giovane scrittore, ai tempi un «autore dall’aspetto fanciullesco» che parlava di sé, del suo mestiere, delle sue abitudini di lettura – tra gli autori che l’hanno influenzato c’erano quelli che lui ha definito gli «scrittori coraggiosi» come Fëdor Dostoyevsky, Lev Tolstoj e James Joyce – e anche della casa che aveva con sua moglie ai tempi. McCarthy diceva di avere una biblioteca personale composta da più di millecinquecento libri, titoli che andavano dai classici della tragedia greca ai romanzi contemporanei. Ai giornalisti che gli chiedevano qualche consiglio di lettura, McCarthy rispondeva – sintetico e sarcastico – «Leggi». La scoperta arriva proprio mentre McCarthy si prepara a pubblicare due nuove romanziThe Passenger e Stella Maris. Non succedeva dal 2006, quando ha pubblicato La strada, il romanzo che gli è valso il Pulitzer nel 2007.

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