Il diario di Mohammed e Ranim

Il diario di Mohammed e Ranim. Mohammed ha 31 anni, sua moglie Ranim 30, hanno due figli di 20 e 7 mesi. Partono da Der Ezzour, una città tristemente famosa per le cruenti battaglie tra al-Nusra e Daesh. La città ha subito un assedio di sette mesi e la gente muore anche di fame. Di qui la necessità di scappare: prima a Jeblah, città natale di Ranim, dove però la situazione è drammatica. A causa dell’affollamento di famiglie, scappate da altre zone pericolose, il costo della mano d’opera è sceso a livello insostenibile, oltre che essere nulle le possibilità di trovare lavoro. Vista la situazione disperata, Mohamed e Ranim decidono di partire. Via Libano, Turchia e Grecia, cioè la rotta balcanica, Ranim e Mohamed e i loro due figli giungono in Germania e poi in Svezia nel novembre 2015. Il diario di Mohammed e Rami è pubblicato su “Oggi” del novembre 2015

Su italianaContemporanea il testo è rubricato in Guerra. Pagina storica..


Il diario di Mohammed, Ranim e i loro figli. “Io, in fuga dalla Siria con la mia famiglia”.

MERCOLEDI’ 11 NOVEMBRE, ORE 21.33. Siamo in Germania. Dal nostro arrivo in Croazia fino a qui siamo stati praticamente isolati: per tutto il tragitto non ci era permesso allontanarci dai pullman, più di cento, che ci hanno messo a disposizione per gli spostamenti, o dai campi di accoglienza dove ci hanno ospitato durante le soste. Ci hanno passato in consegna da una polizia all’altra, attraverso la Slovenia, poi l’Austria fino all’arrivo in Germania. È stato un viaggio a tappe forzate di 7, 8, e 10 ore passate in corriera, con pause di appena 30 minuti o poco più. La gestione del convoglio era militaresca ma cortese.

GIOVEDI’ 12 NOVEMBRE, ORE 10.33. In Germania è tutta un’altra cosa, sono molto gentili ed estremamente cortesi. Non ci hanno obbligato a lasciare le impronte digitali per il riconoscimento, ci hanno accolto bene, hanno persino offerto i pannolini e il ricambio di vestiti per i nostri piccoli, sono veramente amabili. Adesso andiamo a prendere il treno, la nostra meta è la Svezia”.

LUNEDI’ 16 NOVEMBRE – Sabato siamo arrivati a Malmo a bordo di un traghetto che ci ha portato in Svezia da Ostin, in Germania. Noi e altre famiglie di rifugiati come noi, siamo sempre stati assistiti da un’organizzazione delle Nazioni Unite. Ieri siamo andati a farci identificare, abbiamo consegnato i nostri passaporti, ci hanno preso le impronte e rilasciato un documento di riconoscimento che ci consente di spostarci senza problemi in Svezia. Ci hanno fornito una carta prepagata: per ogni adulto danno 19 corone svedesi al giorno, mentre per ciascun bambino 12. Nel nostro caso, riceveremo un totale di circa 1800 corone svedesi, circa 200 euro al mese. Adesso siamo in attesa di essere smistati in un altro centro di accoglienza. Gli svedesi sono molto gentili con noi, si sforzano di farci capire le procedure che ci aspettano in futuro, io capisco la loro difficoltà, siamo veramente in tanti. Anche se ci aspettavamo di trovare un clima rigido, il freddo ci ha sorpreso, ma ci adatteremo gradualmente alla nostra nuova vita, comprenderemo il loro modo di vivere e vogliamo imparare la loro lingua. Qui tutto è organizzato, si mangia in determinati orari: la colazione è servita tra le 7 e le 9, il pranzo dalle 11.30 alle 13.30 e la cena tra le 17.30 e le 19.30. Ci abitueremo anche al loro cibo, che è decisamente diverso dal nostro. Ma la cosa che mi fa sorridere è che anche i bambini devono adeguarsi a un certo ordine, mangiare in orari prestabiliti e sopratutto mangiare seduti a tavola e nei loro appositi seggiolini.

Il diario di Mohammed e Rami

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